La Propaganda -  organo regionale socialista
La lotta di oggi nel collegio di Chiaia
I socialisti, i repubblicani, i radicali, tutti i cittadini che tengono 
al libero controllo della stampa e alla moralità pubblica voteranno per 
il recluso
   EDUARDO GIACCHETTI 
Oggi, la canaglia
 (Gennaro Aliberti ndr) celebra a Chiaia i suoi saturnali. Da una parte 
la reazione in marsina e dall'altra quella in giacca, l'una fermentata 
dal lievito religioso e l'altra semovente all'ombra del bandierone 
liberale che, da oltre un quarantennio, covre e protegge le porcherie 
più grosse e le viltà peggiori. Capece Minutolo di Bugnano e Cucca di 
Talamo si equivalgono nella concezione reazionaria che essi hanno della 
politica: l'uno e l'altro guardano lo Stato come l'ente protettore del 
popolo, come la piscina probatica nella quale chi si tuffa è salvo, e 
credono che il deputato, il così detto rappresentante del paese - di 
cui, per la restrittiva legge elettorale, va alle urne una percentuale 
assai bassa - sia né più né meno che un servitore: servitore del 
ministero e degli elettori, a un tempo, che deve dare il voto all'uno 
per ottenerne i piccoli favori e le minute concessioni a vantaggio degli
 altri.
Lontana è dalla 
loro coscienza la visione di una società che viva della cooperazione e 
nella cooperazione di tutti e che si voglia e si sappia amministrare con
 la propria diretta sorveglianza e col libero controllo di chicchessia e
 che a piacimento, e quando le torni comodo, rinnovi le proprie 
delegazioni e le trasformi. Ed è lontano dal loro cervello anche 
l'abbozzo di un qualunque programma politico.
L'uno e l'altro 
promisero ferrovie, ponti e strade, licei, ginnasii ed asili d'infanzia,
 e le croci di cavaliere e di commendatore della molto ospitale corona 
furon fatti da entrambi balenare innanzi alla dabbenaggine presuntuosa 
degli elettori: nessuno dei due si è sognato di parlare della miseria 
delle mille creature umane, le quali se potessero andare alle urne (da 
cui le tien lontane la provvida mano della borghesia sfruttatrice) 
voterebbero solo per chi invoca e propugna, mediante la rivoluzione dei 
rapporti sociali, il dovere del lavoro per tutti e per tutti il diritto 
alla giustizia.
L'uno, 
ambiziosetto e impaziente di pervenire, pare abbia anche egli 
sollecitata la protezione governativa che l'altro ottenne: e ci vien 
riferito che entrambi, incontratisi tempo fa in prefettura, si sarebbero
 scambievolmente dichiarato che l'uno avrebbe ceduto il passo a quello 
che avesse ottenuto l'appoggio governativo: a tal patto, rompendo la 
fede, uno avrebbe dunque mancato. Non ci preme affatto l'incidente nella
 parte che si riferisce al (chiamamolo così) tradimento. Guardiamo 
invece col disgusto e con la nausea questi avvenimenti.
[...] il Roma
 ha ieri, dalle libere sue colonne, protestato per le turpitudini che la
 Pubblica Sicurezza commise contro i partiti popolari propugnanti la 
candidatura di un operaio immacolato, di Eduardo Giacchetti, contro la 
candidatura nera di Capece Minutolo e quella di tutti i colori del 
Cucca.
Noi non ci 
contenteremo di protestare. Faremo di più. Chiederemo, ai sensi della 
legge, la nullità di una elezione avvenuta in modo fraudolento e 
cattivo.
Dal palazzo 
Calabritto un giocatore di baccarat dirige, con la prepotenza più 
aperta, le operazioni elettorali. Mercè sua fu dato libero passo ai 
micidiali col segno: e i pregiudicati e gli ammoniti potettero 
liberamente aggredire e ferire chi meglio loro talentasse, alla presenza
 della forza pubblica la quale (complimenti signor Zaiotti!) fu feroce 
solo con noi, come risulta dalla proibizione di ogni nostro comizio.
Tutto ciò sarà denunziato al parlamento innanzi al quale Roberto Talamo dovrà pareggiare i suoi conti.
Oggi noi andiamo 
alle urne a deporre il nome immacolato di Eduardo Giacchetti che, 
gravemente infermo nel carcere, ignora le ansie nostre e le nostre 
speranze.
Quanti voti 
saranno dati al martire? Molti ne auguriamo, più che per lui, per la 
dignità del Collegio di Chiaia, per la vita morale di Napoli.
Nelle ragioni di questo augurio fervido è il fascino della battaglia.
La quale, 
comunque finisca, lascia i radicali, i repubblicani e i socialisti di 
Napoli fieri del compiuto dovere e del servigio reso alla città.
Per opera dei 
partiti popolari non sarà lecito domani rimproverare al nostro paese di 
aver assistito, senza protesta, a un duello elettorale fra due campioni 
indegni di toccar la palma della vittoria.
E il popolo avrà 
una volta ancora compreso come debba, affermando la sua sola e 
insostituibile e non delegabile sovranità, provvedere al suo avvenire.
La Propaganda - Napoli, 20 settembre 1903