Gaetano Quagliariello e i servizi segreti

Gaetano Quagliariello e i servizi segreti

[...] Non sono più le sciabole incrociate degli ultimi giorni ma il conflitto è ancora aperto. Il "falco" finiano, Carmelo Briguglio tre giorni fa ha attaccato Il Giornale (che ha avviato l'inchiesta sulla casa di Montecarlo della quale, accusa il deputato di Fli, si occupa una firma "che contiene il cognome di un noto direttore dei servizi segreti". Coincidenza, omonimia o parentela?") e parlato di "pezzi deviati dei Servizi" che avrebbero spiato gli uomini vicini al presidente della Camera (Gianfranco Fini). Ieri, il vicecapogruppo dei senatori Pdl, Gaetano Quagliarello, ha ribattuto: "Si può anche non gradire o non apprezzare un'inchiesta giornalistica, ma "buttarla in caciara" confondendo le carte non è un comportamento serio. Se Briguglio ha altre informazioni le comunichi al Copasir. In caso contrario sottragga la sua voce al coro dei professionisti del depistaggio".
Risponde Briguglio: "Ho parlato a lungo al Copasir in merito a deviazioni di pezzi dei Servizi e, di recente, anche di preoccupanti anomalie in merito alla permanenza nei Servizi di uomini dell'intelligence inquisiti per reati gravissimi".

Mauro Favale, La Repubblica (13/08/2010)

mercoledì 6 novembre 2013

Piero Armenti l'apprendista e lo strano caso dell'appartamento di M | Eccellenze DC: Aldo Micciché

Una sera del febbraio 2006, ci ritrovammo a casa di M.
Era con noi un altro collega del Codazzi, G, meglio conosciuto come el hombre negro. Dopo un po' ci raggiunse Piero Armenti con la sua ragazza venezuelana.
Non che fosse stato invitato, ma lui non ne aveva bisogno, abitava casualmente affianco all'appartamento di M.  In quel periodo capitava che, quando ci si incontrava tra colleghi, prendevamo a discutere sulle mosse da adottare contro quegli accattoni della Giunta direttiva del Codazzi. Quella gente era un ammasso di pezzenti come non ne ho mai conosciuti, malgrado il loro conto cifrato su banca svizzera (Credit Suisse, filiale di Lugano) i rapporti privilegiati con le istituzioni italiane e tutto ciò che ne conseguiva.

Per chi non abbia idea di cosa sia un conto cifrato, quando arrivava il bonifico dello stipendio, l'unica informazione disponibile era: accredito da conto estero, o qualcosa di simile, per dirla in breve: trasparenza zero...

Quando venni in possesso di questa informazione, nell'ottobre del 2004, non gli diedi il peso che meritava, non essendo uno spione e non avendo motivi per lamentarmi di quelle persone che conoscevo appena, me ne dimenticai presto. In seguito, quando cominciai a capire con che specie di feccia avevo a che fare e grazie ai loro puerili tentativi di sviarmi dalla prima versione, capii che quella informazione era molto interessante. E soprattutto che andava utilizzata contro di loro.
Quando terminai di lavorare presso quei gentiluomini, gli feci causa e infine tornai in Italia, ricordo che spesso l'avvocato venezuelano mi chiedeva chi fossero questi signori che portavo in tribunale: “Chi è questa gente?”.
L'avvocato cominciava a nutrire seri dubbi su quel tipo di gentaglia in completo grigio.

Ma in fin dei conti, chi erano questi personaggi ?

Per lo più italiani, immigrati di seconda generazione; in stretti rapporti con le istituzioni italiane; molto devoti (di facciata), al punto da pretendere la preghiera al mattino... Qualche insegnante li accontentava, magari per quieto vivere, ma con me, su questo punto, avevano trovato proprio la persona giusta: “Non siamo in chiesa”, fu la mia risposta. Questione conclusa.
Tra tanti modi che ci sono per avvicinarsi alle religioni, a mio parere, questo è quello errato. Ridurre la preghiera ad un'imposizione vuol dire semplicemente esercitare un potere col pretesto della religione. Non si tratta di indottrinamento, ma di vera e propria coercizione. Esercizio di potere fine a se stesso, caratteristica che spiega molto bene le affinità della Chiesa con la mafia, e viceversa.
Oltre ad essere dei pezzenti arricchiti, quegli infami senzadio erano anche dei maledetti bugiardi. Tanto per citarne una, quando si trovarono dinanzi al giudice per la mia causa, ebbero la faccia da culo di dire che loro a me non mi conoscevano ( vedi ).

Sapevo di essere un signor Nessuno, ma non fino a questo punto: secondo la loro versione, ero diventato addirittura l'uomo invisibile...
Il signor Nessuno, olio su tela - Gianluca Salvati - 2007
Quando pubblicizzai la loro posizione presso alcuni genitori di miei ex-alunni, notai la meraviglia più completa. Non si capacitavano che degli adulti, responsabili, tra l'altro, di un'istituzione educativa (senza scopo di lucro, ndr.), potessero mentire con tanta facilità e altrettanta stupida idiozia.
Ora, c'è chi colleziona tappeti e chi colleziona lattine di birra, quei dementi della giunta del collegio “Agustin Codazzi” di Caracas, invece, collezionano figure di merda: il mondo è bello perché è vario... Tutto ciò avveniva con la benedizione del MAE, Ministero Affari Esteri.
Ovviamente questo era solo l'antipasto delle performance di quei mentecatti.

Da lì la domanda mi tornava spontanea: quale cultura?

Che fossero massoni, non ci piove, lo hanno controfirmato in diverse occasioni.
Ma, la massoneria, come associazione laica, di stampo progressista, gli era totalmente ignota: quell'aggregato di chiaviche, come ho potuto osservare, era decisamente impostata sul bigotto andante: dunque pura conservazione di un potere sclerotico ed ammuffito... erano una massoneria all'italiana, come evoluzione borghese delle associazioni di tipo mafioso.
Per l'appunto: figli di zoccola anziché figli della vedova...
Tornando alla nostra discussione, avremmo preferito dedicarci ad argomenti più lievi, ma quella gentaglia ce la metteva tutta per complicarci l'esistenza, per questo motivo iniziammo a ragionare, davanti a Piero Armenti e alla sua tipa, che non capiva un'acca d'italiano. Normalmente eravamo molto discreti nel trattare le problematiche relative al lavoro, ma Piero Armenti era considerato una persona di fiducia.
Poco dopo, Piero Armenti si eclissò. Si rintanò nel suo appartamento e chiuse la porta a chiave. Quando la sua tipa provò a raggiungerlo, trovò la porta chiusa. 
I due appartamenti erano ricavati da un'unica casa cosicché Piero Armenti e M facevano vita in comune, o quasi, ma quel giorno di febbraio, per qualche inspiegabile ragione, il senso della comune hippy si era infranto.
In seguito, venni a sapere dalla sua ragazza che in quell'occasione Piero Armenti si era molto arrabbiato a causa della discussione, a casa di M, su quei dementi senzapatria del Codazzi.

Da cosa scaturisse quell'arrabbiatura, non era dato saperlo, intanto, quel puerile pretesto denotava un aspetto che doveva restare un mistero, almeno per me, per diverso tempo ancora. Nondimeno trovai quella scusa una patetica balla: se aveva la necessità di rintanarsi, poteva farlo per tanti motivi, non era necessario giustificarsi con simili banalità...
Forse Piero Armenti, giovane apprendista folgorato sulla via dell'ispirazione, aveva deciso di mettersi all'opera senza distrazioni, a parte la nostra animata discussione che, volendo, poteva comodamente seguire dal suo appartamento...

Già, l'appartamento... a risentire la storia di come M l'aveva trovato, ci sarebbe da ridere...

Quando M venne in Venezuela, un anno prima, sapeva di doverlo ad una sua amica che chiamerò Cinzia.
Cinzia era stata a Caracas nel 2004 ed aveva lavorato, tramite stage, al Consolato Generale italiano di Caracas. Aveva conosciuto Piero Armenti, che lavorava al giornale, La Voce d'Italia, ma al consolato generale era di casa. Come lui, il signor Aldo Micciché, eccellenza della Democrazia Cristiana e faccendiere per la 'ndrangheta era di casa al consolato generale italiano di Caracas, proprio come Piero Armenti ed anche nello stesso periodo.

M aveva fatto domanda al consolato italiano su indicazione di
Cinzia ed era stata chiamata a lavorare alla scuola Codazzi poco tempo dopo. Detto ciò, M non poteva prevedere che in una capitale come Caracas, andasse ad abitare proprio a lato dell'unico contatto italiano che aveva.
In effetti aveva le stesse probabilità di chi, acquistando un biglietto del super-enalotto, vinca al primo tentativo: una possibilità su 3 milioni, o giù di lì.
Con la differenza che M non aveva vinto niente, ma si trovò ad abitare vicino a Piero Armenti, e non è certo se questo le abbia portato fortuna.

Di fatto, in quei giorni, (marzo 2005), la meraviglia di M durò a lungo: non se ne capacitava in nessun modo. A scuola ripeteva: "com'è piccolo il mondo...", e amenità simili, ma stentava a crederci lei stessa.
 Appena pochi giorni prima, invece, quando ancora cercava un'abitazione, ricordo che si lamentava della mancanza serietà dei proprietari di casa: quando trovava un appartamento, prima le dicevano che lei andava bene come inquilina, poi, alla volta successiva, cambiavano idea senza un motivo.
In tal modo, le probabilità di abitare vicino a Piero Armenti, l'apprendista, aumentavano in maniera esponenziale...

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